La newsletter odierna di Punto Sicuro si apre con un illuminante articolo su una conferenza tenuta da Lorenzo Fantini questo inverno circa il decreto del fare e sulle future modifiche che verranno apportate al D.Lgs. 81/08. Tra queste è prevista una modifica all'articolo 37 riguardante il ruolo degli Organismi Paritetici nella formazione dei lavoratori.
Si prevede di modificare il comma 12 di detto articolo che attualmente recita così: "La formazione dei lavoratori e quella dei loro rappresentanti deve avvenire, in collaborazione con gli organismi paritetici, ove presenti nel settore e nel territorio in cui si svolge l’attività del datore di lavoro, durante l’orario di lavoro e non può comportare oneri economici a carico dei lavoratori".
La modifica proposta vuole inserire "può" al posto di deve. Nelle intenzioni del relatore "in questo modo così togliamo il terreno da sotto i piedi a chi è nato organismo paritetico l’altro ieri, non avendo la competenza tecnica per svolgere attività in materia di salute e sicurezza sul lavoro ... Quindi vado all’organismo paritetico non perché me lo dice il 37 comma 12 del Testo Unico, ma perché io sono convinto che mi possa aiutare a fare una buona attività di formazione, che è esattamente la logica in cui – secondo me – va collocato il sistema”.
Si recita così l'ouverture di un requiem per gli organismi paritetici, anche per quelli mai nati. Da imprenditore impegnato nella consulenza e nella formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro sono molto amareggiato.
L'entrata in vigore del D.Lgs. 81/08 aveva riportato in auge la questione della collaborazione con gli Enti Paritetici che era già stata un requisito dimenticato del precedente D.Lgs. 626/94. Nell'urgenza di definire una modalità di collaborazione non ben specificata e di offrire una formazione conforme, come molti altri miei colleghi ho assistito ad una dinamica incredibile. Da un lato gli organismi paritetici emanazioni delle organizzazioni sindacali più rappresentative si sono trovati piuttosto disorientati: molti organismi erano sprovvisti di protocolli di collaborazione, con molte sedi territoriali mancanti e perlopiù mal disposti a stabilire collaborazioni con enti privati. Dall'altro lato fiorivano molti sedicenti Organismi Paritetici che rappresentavano niente di più che interessi privatissimi ai quali era molto facile aderire, bastava riconoscere una modesta cifra per ogni attestato e rispettare un semplice protocollo per quadrare il cerchio.
Poi venne la circolare del ministero che stabiliva la collaborazione con gli Organismi Paritetici come mera comunicazione di inizio corso con preavviso di 15 giorni, cui poteva seguire un parere non vincolante poiché in tale circolare si decideva che la collaborazione con tali organismi costituisse solo una presunzione semplice di conformità.
Gettare la croce solo sugli organismi paritetici "finti, che lavorano male" (parole di Lorenzo Fantini riportate nel succitato articolo di Punto Sicuro) è troppo facile e sbrigativo, seppure contenga una parte della verità. Il complemento di quella verità deve essere ricercato nella mancata attivazione degli Organismi Paritetici veramente rappresentativi. Se essi avessero stabilito tempestivamente dei protocolli di collaborazione fondati su criteri e metodi di qualifica efficaci per gli enti di formazione privati sul territorio, forse le cose sarebbero andate diversamente. Gli Organismi Paritetici avrebbero potuto incarnare un primo filtro utile a discriminare la formazione realmente conforme ed efficace, rendendo inutile la prolificazione degli organismi furbi e inutili.
giovedì 17 aprile 2014
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